BERBERINA
La berberina è una sostanza naturale (alcaloide isochinoloinico) presente in diverse piante della famiglia delle Berberidaceae (Berberis vulgaris, Berberis aquifolium, Iodendrom amurense, Beris aristata). A seconda della pianta, la berberina può localizzarsi prevalentemente nelle radici, nei rizomi, nella corteccia o nei piccioli (in concentrazioni differenti).
L’impiego terapeutico della berberina, proviene dalla medicina cinese, come rimedio per la diarrea e la dissenteria. L’effetto antidiarroico della berberina dipende essenzialmente dall’inibizione della secrezione intestinale, dalla modulazione della motilità intestinale e dall’effetto riparativo sulla barriera intestinale, oltre che da un’azione antimicrobica.
Successivamente si è scoperto che la berberina aveva anche un effetto ipolipemizzante ed ipoglicemizzante come confermato nel 2004 da uno studio scientifico pubblicato su Nature.
Tuttavia, l’azione ipolipemizzante della berberina (anti-colesterolo e anti-trigliceridi) è prodotta con un meccanismo totalmente diverso da quello delle statine che, come detto, inibiscono l’enzima HMG-CoA-reduttasi. Infatti, il trattamento con berberina, si associa ad una maggiore espressione in membrana di una proteina recettoriale in grado di internalizzare le LDL, meccanismo che non coinvolge l’enzima HMG-CoA reduttasi. In sostanza, la berberina, è in grado di aumentare l’espressione del recettore per le LDL ma probabilmente potrebbe ridurre la colesterolemia anche inibendo l‘assorbimento di colesterolo e aumentandone la sua escrezione.
In conclusione la berberina potrebbe esercitare un’azione ipolipemizzante nuova e soprattutto non statino-simile. Questo è molto importante in quanto molte patologie endocrine (ipotiroidismo, sindrome di Cushing, deficit di GH etc.) posso causare ipercolesteromia.
BERBERINA SICUREZZA
La berberina è sicura dal un punto di vista tossicologico, efficace sul quadro lipidico e glucidico e, quindi, è impiegabile come ipolipemizzante ed antidiabetico.
Da un punto di vista della sicurezza sull’uomo, la berberina mostra un elevato profilo di sicurezza: non è epatotossica, anzi ha una funzione anti-steatosica e anti-infiammatoria.
Tra i possibili “effetti collaterali” della berberina ricordiamo: bruciori di stomaco (la berberina è una spezia), stipsi (la berberina è un anti-diarroico), flautolenza e meteorismo (effetto acarbose-like).
BERBERINA ASSORBIMENTO E BIODISPONIBILITA’
Purtroppo, però, la berberina ha un grosso limite: ha una scarsa biodisponibilità orale (ovvero uno scarso assorbimento). Ma perché la berberina ha uno scarso assorbimento?
Per rispondere a questo interrogativo bisogna sapere che l’attività di un farmaco dipende dalla sua capacità di attraversare la parete cellulare di raggiungere il proprio sito bersaglio. Per molte sostanze, ed in particolare per la berberina, la difficoltà maggiore non sta tanto nel penetrare la membrana cellulare ma nel non essere nuovamente “espulsa” dalla cellula. Esistono, infatti, dei meccanismi di estrusione cellulari (Multi Drug Resistance, MDR) basati su alcune specifiche molecole (trasportatori ABC), che nel caso in questione sono in grado di espellere grandi quantità di berberina dalle cellule intestinali (enterociti).
Quindi la difficoltà nel raggiungere un’adeguata concentrazione plasmatica di berberina non è tanto dovuta ad un suo scarso assorbimento diretto, quanto ad una sua massiva ri-eliminazione nel lume intestinale da parte di questi specifici trasportaori. E questo fenomeno è particolarmente evidente per la berberina in quanto si stima che circa fino al 90% della berberina somministrata per via orale viene poi ri-espulsa dal sistema ABC.
La ridotta biodisponibilità della berberina, inoltre, sarebbe causata anche da un blocco esercitato da alcuni enzimi epatici. Questo blocco epatico, tuttavia, sarebbe responsabile solo in minima parte della scarsa biodisponibilità, rendendo poco utile l’impiego della piperina nell’aumentare la biodisponibilità della berberina per os.
BERBERINA NON RESPONDERS
Sebbene la risposta al trattamento con berberina sia ottima, esistono tuttavia dei pazienti che non rispondono alla terapia. Si tratta del 10-15% dei pazienti disipidemici caucasici (non sono invece riportati “non responders” tra gli asiatici). Questa diversa responsività ipolipemizzante è verosimilmente dovuta ad un diverso assorbimento intestinale della berberina stessa, verosimilmente conseguente ad una maggiore espressione dei trasportatori ABC nei soggetti non responders, che determina una maggiore re-eliminazione della berberina.
SILIMARINA
Per ottimizzare l’azione della berberina, si è pensato ad alcune sostanze che siano in grado di bloccare questi trasportatori ABC e di conseguenza di inibire la ri-espulsione della berberina.
Infatti, esistono degli inibitori naturali di questi trasportatori e, tra questi, il più importante è la silimarina, estratto dal cardo mariano. Altre sostanze (ginsenoidi, catechine gallate, naringenina) hanno un meccanismo simile ma la silimarina è il più conosciuto e studiato, oltre ad essere il più sicuro in quanto la sua azione si concentrerebbe quasi esclusivamente a livello intestinale.
ASSOCIAZIONE BERBERINA – SILIMARINA
Diversi studi hanno valutato e confermato l’efficacia dell’associazione berberina-silimarina come trattamento ipolipemizzante sia nel paziente naive, che nel paziente già in terapia con statine.
Nei pazienti non trattati, la somministrazione di berberina – silimarina riduce in modo significativo il colesterolo totale (-25%), il colesterolo LDL (-30%) ed i trigliceridi (-20%).
Una buona efficacia di tale associazione è stata confermata anche nei pazienti intolleranti ad alti dosaggi di statine. In alcuni casi di pazienti completamente intolleranti alle statine la somministrazione di berberina – silimarina è stata addirittura in grado di sostituire totalmente le statine.
CONCLUSIONI
La berberina è una molecola di particolare interesse nel trattamento dell’ipecolesterolemia, nostante la sua bassa biodisponibilità orale. Poiché la sua biodisponibilità è strettamente legata al meccanismo farmaco-estrusore dei trasportatori ABC presente sulle cellule intestinali, il contemporaneo uso di un inibitore come la silimarina consente il miglioramento cinetico della berberina ed il potenziamento della sua azione clinica.
L’uso dell’associazione berberina – silimarina nel paziente ipercolesterolemico non trattato determina una riduzione della dislipidemia del 25-30%. Nel paziente in terapia con statine ma non a target, l’aggiunta dell’associazione consente un’ulteriore riduzione del 12-15%. L’associazione berberina – silimarina, inoltre, consente di migliorare la tollerabilità alle statine consentendo di ridurne la dose anche del 50%, senza perdere efficacia ipolipemizzante. Nei non responders, invece, può essere utile incrementare il dosaggio della berberina.
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Dott. Massimiliano Andrioli
Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio
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Bibliografia
– Birdsall TC et al. Berberine: therapeutic potential of an alcaloid found in several medicinal plants. Altern Med Rev. 1997;2:94-103
– Kong W et al. Berberine is a novel cholesterolo lowering drug working through unique mechanism distinct from statins. Nat Med 2004; 10(12):1344-1351.
– Derosa et al. Berberis aristata combined with Silybum marianum on lipid profile in patients not tolerating statins at high doses. Atherosclerosis. 2015; 239:87-92.
GIU
2018